Web marketing su Facebook: una case history di successo

Con questo post vorrei portarvi a conoscenza di una iniziativa di Web Marketing che ha coinvolto Facebook, un gruppo sociale, e la clientela di un semplice ma rinomato bar notturno della cittadina dove vivo.

Ormai Facebook è diventato anche qui, nella provinciale Piacenza, un “must” personale, al pari dei contatti MSN e Skype (tradotto, non puoi farne a meno).

Facebook è diventato un big player da pochi mesi, in Italia. Me ne sono accorto a distanza di un anno dalla mia iscrizione (non vi ho mai dedicato tempo: ho compilato solo le info di base del profilo, caricato una foto e stop), quando un bel giorno, un numero sempre maggiore di amici, conoscenti e colleghi hanno iniziato -nel giro di pochissimo tempo- ad aggiungermi uno dopo l’altro al loro network di amici.

Il numero di ore speso su questo social network dai nostri connazionali è aumentato esponenzialmente, tanto che se “Non hai facebook?”, ormai “sei out”. Il fenomeno ha superato da poco tempo la massa critica, diventando anche da noi un fenomeno di costume… e salvo sorprese, è arrivato per restare.

Ma questa non vuol essere un’analisi esaustiva dell’utilizzo di Facebook; anzi: torniamo pure a parlare di web marketing.

Mentre aziende ed operatori del Web Marketing si interrogano sull’opportunità di una presenza su Facebook, e si chiedono in che modo essa possa favorire obiettivi di business, io vi narro un esempio brillante di come fare Web Marketing sui Social Network.

Il gruppo del First Bar

Il First Bar (metterei un link, ma l’attività non ha un sito web a quanto mi risulta) è un locale accogliente, un po’ spartano e un po’ familiare, aperto da anni a Piacenza. Di giorno è il classico bar “caffè e brioche”, ci sono i giornali, c’è una tavola calda. Di sera, rimane aperto al pubblico, che in questo caso è composto da giovani fra i 18 e i 25 anni.

I gestori sono sempre stati attenti alla clientela, dimostrandosi amichevoli ed anche fidelizzandola con iniziative come gadget e sconti dopo un tot di consumazioni, organizzando ogni tanto festicciole e serate a tema (birra e porchetta!), e trasformando i muri interni in un mosaico di centinaia foto degli avventori, scattate all’interno del locale.

L’approccio è rodato, e funziona. Recentemente, la “base di utenti” ha espresso il proprio gradimento creando un gruppo su Facebook intitolato Quelli che vanno al First.

Ho intervistato Luca, che ha fondato il gruppo con lo scopo di rimanere in contatto con i propri amici, durante un soggiorno all’estero svoltosi in agosto.

Ecco cosa ho scoperto:

Informati a cose fatte dell’iniziativa, a settembre, i titolari hanno stampato ed esposto nel bar gli screenshot con gli elenchi degli iscritti al gruppo: i frequentatori si riconoscono e sentono di far parte di una comunità di elite, che è inserita all’interno nella cerchia più ampia di chi frequenta il First, tra cui alcuni (ma non tutti) si conoscono da anni.

Il locale premia i membri di Facebook offrendo il 10% di sconto su tutti gli scontrini, ed ascolta la loro voce, che si leva ora per orgnanizzare un raduno, ora per aprire un sondaggio.

In meno di tre mesi si sono iscritte oltre 250 persone, a fronte dei circa 100 posti a sedere disponibili nel locale, e il trend è ancora in crescita. Il gruppo ha richiamato l’attenzione di diversi ex-frequentatori, riportandoli nel locale e permettendo a tutti di organizzare eventi ed incontri: la prima “pizzata del gruppo Facebook” è stata un successo!

I gestori ora dispongono di una potente cassa di risonanza per promuovere le proprie iniziative. Il sistema funziona perché è interattivo, perché ci sono incentivi, e perché non nasce con intenti esclusivamente commerciali.

Scommetto che Fulvio, Laura e Max (i baristi), oltre a promuovere essi stessi il gruppo, sapranno tener vivo l’interesse dei loro iscritti. Ovviamente, lo faranno offline – loro sono old school, non hanno facebook, ma conoscono Luca e gli altri iscritti, e tanto gli basta.

Update: mi dicono dalla regia che Fulvio è iscritto, come First Bar, a Facebook.

Le foto dal First Bar

Aggiornamento: ecco qualche foto scattata all’interno del First. Click per ingrandire:
Gruppo Facebook

La bacheca degli iscritti al gruppo:
Iscritti a Facebook

C’è anche il mio articolo (sarà valido come Trackback?):
Facebook Marketing

In futuro: dal bar di provincia alla dimensione Enterprise

Il piccolo bar ha colto al volo l’opportunità offerta dalla propria clientela, che ha scelto di esprimersi anche online. L’ha saputa capire e sta rispondendo. Dall’altra parte, molti nomi ben più grossi, oltre al sito Corporate, vantano una presenza (e spesso solo quella) come membri su vari social network.

Già oggi moltissimi utenti di Facebook si dichiarano fan o aderiscono a gruppi aventi per oggetto società, personaggi e marchi commerciali noti a livello nazionale.

Troppo spesso però poi la cosa muore lì, sovente infatti nemmeno si visita la pagina del gruppo al quale ci si è appena iscritti…

E voi? Conoscete storie di Brand che ricambiano gli utenti dei social network, offrendo loro qualcosa di tangibile, e tenendo viva l’attenzione?

Aspetto i vostri commenti 🙂

32 risposte a “Web marketing su Facebook: una case history di successo”

  1. Sono convinto anch’io che Facebook sia diventato (e non sempre in maniera positiva) a tutti gli effetti un “must”. Ho avuto lo stesso feedback “piacevole” con un gruppo nato quasi per scherzo, creato insieme a qualche amico, per avvicinare tutti gli abitanti (o ex) di un piccolo paese della bassa padana dove siamo cresciuti: Vescovato in provincia di Cremona. Pochi iscritti ma in sacco di attività e di scambi, per dare visibilità e voce ad un comunità che conta forse 3000 abitanti. FB ha il vantaggio di essere un contenitore estremamente potente, abbinato ad una semplicità di utilizzo esemplare. Ecco perchè è tra di noi in maniera così insistente 🙂 Sul fatto che sia qui per restare però, non sono del tutto convinto.. vedremo!

  2. Ciao Maurizio e grazie per la tua citazione.

    Sai come la penso perchè ci ho dedicato il post che hai citato nel tuo post, a breve testerò il webmarketing su facebook con il sito di un mio cliente storico, non vorrei passare per presuntuoso, sono quasi certo che sarà un successo.

  3. @Luca: grazie per il commento e la testimonianza. Concordo su molti punti… Facebook sarà ancora qui tra due o tre anni? Noi possiamo fare delle scommesse, ma solo il tempo ce lo dirà!

    @Fabio: la citazione era un atto dovuto! Se puoi, a cose fatte racconta i dettagli dell’operazione che stai per lanciare col tuo cliente.
    P.s. SEOTRIBU ha chiuso definitivamente i battenti? 🙁

  4. Certamente non mancherò di aggiornarti.

    Quanto a SEOTRIBU per ora è ancora in “naftalina” in attesa di farci qualche cosa di nuovo.

    In verità sabato Mattina, mentre ci godevamo il sole di Arenzano, Marco Cilia aka Tambu mi ha dato un’idea interessante….

  5. Interessantissima questa idea del bar: proverò a riproporla nel bar sotto casa, vediamo cosa ne uscirà.
    Leggendo su wikipedia vedo che Facebook ha superato addirittura MySpace come visitatori unici mensili e dovrebbe essere il sito più visitato al mondo dopo i motori google e yahoo: alexa lo da al quinto posto.
    Mi sembra che Facebook sia stato comprato da Yahoo o sbaglio?
    Si parla molto in questi giorni su alcune testate editoriali della gestione della privacy nei social network come Facebook: c’è stato per esempio un episodio gravissimo in cui un ex marito ha scoperto su Facebook che la ex moglie cercava un nuovo compagno. Fatto sta che l’uomo l’ha uccisa in preda alla gelosia.

  6. Ciao Petro, complimenti per il post e il blog in generale.
    Una considerazione/provocazione: il successo di questa iniziativa non sta forse proprio nel suo essere partita “dal basso”?
    Voglio dire, possiamo ragionevolmente pensare che l’iniziativa avrebbe avuto gli stessi risultati se fosse stata “imposta” dai titolari del bar con un’iniziativa di marketing pensata ad hoc? Non ne sono sicuro…
    P.S. Visto che sono di Piacenza farò un salto al bar 🙂

  7. Ciao Roberto,
    sicuramente la forza dell’iniziativa sta nel suo essere partita “dal basso”.
    Quello che mi preme dire però è che spesso molti brand noti hanno le stesse possibilità (in termini di fan e gruppi), ma non le sfruttano.
    P.s. un collega SEM/SEO/WebSpecialist a Piacenza? Ma ci andiamo assieme, al bar! Sul serio, dai!!

  8. Ciao a tutti,

    non un commento al post, ma solo un messaggio di complimenti all’autore ed un ringraziamento per essere diventato un lettore del mio neo-blog.

    Continua così, in bocca al lupo e buon lavoro!
    Raffele

  9. Ciao Maurizio!

    Molto interessante il tuo post. Non capita spesso di leggere di Case History nel settore “Social”.

    Sarebbe davvero interessante avere dei numeri a disposizione (i.e. ROI). Se con un interevista ai gestori riuscissi ad averne…

  10. Ciao Marco,

    sono contento che il post ti sia piaciuto 🙂

    Riguardo al ROI, c’è, ma non è facilmente misurabile. Ho anche intervistato i gestori, ma i dati si confondono… qualche nuovo cliente (leggi: iscritto al gruppo ma prima volta al bar) si è visto, ma la maggior parte sono clienti già affezionati (che ottengono lo sconto) e in qualche caso ex-clienti che ritornano (ri-fidelizzazione).

    Un bilancio si può comunque trarre: sicuramente alcuni eventi non ci sarebbero stati o non avrebbero ottenuto tanta attenzione (e tanti partecipanti) senza il gruppo, tuttavia stimare i ritorni direttamente imputabili a Facebook… eh, è dura!

    @Raffaele: grazie! 🙂

  11. Grazie Maurizio!

    Il problema è, quindi (e purtroppo), sempre lo stesso: la misurabiltà. Senza numeri concreti e provati non potremo mai presentarci ad un Cliente e dirgli che si può provare con il SMM…

    ammesso che siamo stati prima talmente bravi da fargli capire cosa sia 🙂

    A presto!

  12. Ciao Marco,

    in questo caso la misurabilità è stato un fattore critico, purtroppo, ma non è insormontabile, altrove, con qualche accorgimento.

    Se pensata diversamente, una iniziativa (ad un altro livello, è chiaro) potrebbe prevedere un codice sconto da inserire in un checkout form, un coupon da portare in negozio, un numero verde dedicato a tracciare i lead provenienti da un determinato canale, un dominio o URL dedicato alla campagna… le possibilità per misurare, almeno in parte, le azioni di Social Media Marketing ci sono, eccome.

    Il punto è che il SMM non dovrebbe essere valutato tanto tramite KPI quali Lead e Vendite, ma più con KPI meno “materiali”, ad esempio Engagement e Brand Perception… il problema esula dal SMM, si tratta di trovare (ed adottare) metriche adatte per KPI di questo tipo!

    Questa però è una cosa ben al di là del piccolo Case Study che ho portato, dove non solo non c’è un sito web di supporto, ma il caso è pure nato “involontariamente”!

    Però, se ti presenti al bar, anche senza metriche e senza piattaforme di analytics, e pur senza saperti dire “quanto”, chi ti servirà la birrà saprà sicuramente confermarti che questa storia, i suoi bei ritorni li ha avuti, eccome!

    (e parliamo di un bar… mica di un Fortune 500!)

  13. Ciao Maurizio, come mi è capitato di scrivere, questo è di gran lunga uno dei post più verosimili sull’utilizzo che oggi gli italiani fanno di Facebook.

    La cosa interessante è come da questa facilità di utilizzo, che i nostri connazzionali stanno facendo di Facebook, nascono idee ed opportunità che i soliti “markettari” non avevano contemplato.

    Reputo quello di Facebook un successo, nel momento in cui passa dall’essere un’opportunità promozionale di pochi addetti ai lavori, ad uno strumento realmente sociale.

    Bell’esempio, molto inerente alla realtà.

  14. Ciao Maurizio,

    complimenti per il post. Io lavoro per TUI.it, l’agenzia di viaggi online. Anche noi ci stiamo approcciando a facebook, anche se non è facile, poichè nel nostro caso occorre trasferire valore aggiunto ad un gruppo che non ha rapporti d’amicizia nel mondo reale. Negli States tante aziende hanno aperto il loro profilo, hanno migliaia di fan, ma sono poche quelle che trasferiscono valore aggiunto alla community; parte di queste, poi, non fanno altro che trasferire su FB i contenuti via feed, utilizzando la piattaforma come fosse un blog: in questo modo, sia dal punto di vista di business che di engagement, FB è solo un’estensione di una comunicazione già avviata. Personalmente credo che FB sia ideale invece per alimentare e ottenere il massimo nei rapporti leader-massa: un esempio ecletante è quello di Obama, ma anche qualche politico italiano sta riscontrando successo.
    Un esempio italiano nel settore travel che tengo d’occhio (anche perchè mio competitor) è quello di Volagratis (http://www.facebook.com/pages/Volagratis/6496966725), dove stanno proponendo uno sconto al raggiungimento dei 2.000 Fan. Si tratta, ovviamente, ancora di una fase di sperimentazione anche per loro, ma sono e saranno sempre di più le aziende che proveranno a fare qualcosa di creativo con FB. Credo che le difficoltà principali nascano dalla necessità di elaborare un nuovo linguaggio e di favorire lo scambio di informazioni ed il networking tra clienti che non si conoscono e che non devono percepire se stesse e gli altri come clienti di un’azienda ma semplicemente persone.

    Francesco

  15. @Francesco:
    sono contento che ti sia piaciuta la case history. Sto osservando diverse grosse aziende muovere i primi passi su FB, ma finora nessuna lo fa con disinvoltura… staremo a vedere.

    @Sergio:
    Infatti quello è uno dei rischi di Facebook… si può mettere in piazza qualsiasi cosa, e troppo poco spesso si pensa alle conseguenze.

    @Francesco Astolfi:
    Ciao Francesco, grazie per il tuo commento, che ho molto apprezzato. Concordo al 100% con le tue illuminanti parole, anzi, le voglio citare nuovamente:

    Non basta aprire un profilo, avere migliaia di fan e sfruttare il canale come se fosse il proprio blog. Bisogna invece…

    elaborare un nuovo linguaggio e favorire lo scambio di informazioni ed il networking tra clienti che non si conoscono e che non devono percepire se stesse e gli altri come clienti di un’azienda ma semplicemente come persone

    Sacrosante parole, ma come tradurle in pratica quando ad esempio, come per voi di Tui.it a differenza del bar del mio post, le cose sono più complicate perché si deve “trasferire valore aggiunto ad un gruppo che non ha rapporti d’amicizia nel mondo reale”?

    Di sicuro, non c’è una formula magica che può andar bene per tutti. Ogni azienda deve trovare la sua alchimia per Dialogare con i propri utenti amici sui social network.

    TUI.it potrebbe, come agenzia di viaggi, evidenziare quello che i propri utenti possono avere in comune, e costruire un dialogo partendo da lì (ad esempio ospitando gruppi che promuovano i valori in cui determinati tipi di viaggiatori si riconoscono, ad esempio: viaggio responsabile, vacanza low budget, scoperta dei luoghi e dei popoli, ecc).

    Che ne pensi?

    @Andrea Serravezza:
    che ci vuoi fare, qui siamo abituati troppo bene… mai che passassero un film senza doppiarlo. Fortuna che a scuola la insegnano, ‘sta benedetta lingua inglese!

  16. Ciao Petro,
    sono assolutamente d’accordo con te:
    “Di sicuro, non c’è una formula magica che può andar bene per tutti. Ogni azienda deve trovare la sua alchimia per Dialogare con i propri utenti amici sui social network.”

    Le idee sugli argomenti per i quali aprire un gruppo che tu proponi potrebbero essere interessanti (viaggio responsabile, vacanza low budget, scoperta dei luoghi e dei popoli, ecc), starebbe poi a noi di TUI capire quale argomento sia più interessante coprire (poichè più vicino al nostro modo di fare business, oppure perchè più facile da sviluppare e più “caldo” per gli utenti). Fin qui sembrerebbe tutto facile: in realtà, le cose sono molto più complicate.

    Per prima cosa occorre portare i propri clienti/prospect su Facebook, cosa tutt’altro che scontata: una parte degli utenti non sanno nemmeno che cosa sia FB, quindi vanno in qualche modo istruiti; un’altra parte, pur sapendo di che cosa si tratta, non hanno intenzione di dialogare con un’azienda (o meglio che le persone di un’azienda); un’altra parte ancora deliberatamente decidere di non dialogare con l’azienda (è vero molte aziende sono dei dinosauri e rimangono ermeticamente chiuse nei confronti dei propri clienti, ma talvolta avviene anche il contrario: tanti utenti/clienti non vogliono socializzare con le aziende perchè si sentono in qualche modo “venduti”, anche quando le intenzioni sono autentiche). Rimane solo una parte di utenti, in genere curiosi ed evoluti, che sono interessati all’innovazione del rapporto cliente/azienda: sono infatti pochi coloro che hanno un interesse spassionato alla comunicazione delle aziende, ancorchè innovativa. In genere questi utenti sono colore che possono portare valore ad un gruppo, poichè commentano le notizie, spingono alle discussioni e sono entusiasti nel condividere le informazioni.

    Una volta raggiunta una massa critica minima di utenti/fan/amici su Facebook si apre un mondo da inventare: personalmente credo che qui siano ancora una volta i contenuti a fare la differenza. Discussioni interessanti, foto, video, applicazioni divertenti, concorsi, piccoli premi, sondaggi e gruppi. Ovviamente questi contenuti dovrebbero essere sempre aggiornati, poichè il successo di FB nasce soprattutto dall’immediatezza (e quindi viralità) dello strumento. Che ne dici?
    Grazie
    Francesco

  17. Ciao Francesco,
    hai proprio ragione: la comunicazione d’impresa su Facebook è un mondo, ancora in gran parte, da inventare.

    Nel commento precedente ho provato a proporre qualche spunto per dei gruppi a tema viaggi, ma certamente la cosa non si esaurisce così.

    Se da una parte infatti è vero che la diffusione di un gruppo può facilmente diventare virale, dall’altra c’è la difficoltà di ottenere un ritorno dall’attività.
    E qui ci si scontra col primo problema, che hai ben evidenziato tu: solo una parte dei clienti TUI aderirebbero al gruppo, e -aggiungo io- solo una parte degli iscritti allo stesso sarebbero clienti effettivi (o potenziali) di TUI.

    Ammesso poi che nel gruppo ci siano poi early adopters in grado di portare valore, c’è da mantenere viva la loro attenzione in un mezzo che ha nell’immediatezza la propria forza, ma anche il proprio punto debole.

    Ci vogliono “Discussioni interessanti, foto, video, applicazioni divertenti, concorsi, piccoli premi, sondaggi e gruppi – Ovviamente sempre aggiornati”, e forse nemmeno questo potrebbe bastare. Ma non facciamoci intimorire: sperimentiamo, dico io 🙂

    Stavo ragionando in questi giorni sulle applicazioni in FB: vorrei capire se chi sviluppa un’app abbia accesso ai dati di chi la utilizza. Questo sì che potrebbe essere interessante…

    Personalmente, parlando di app e viaggi, ho visto che TripAdvisor ha fatto un buon lavoro con il badge Cities I’ve visited: intanto incrementa i lead tramite l’adozione del badge (per utilizzare il quale la registrazione su TA è obbligatoria), chissà se poi sia in grado di proporre offerte mirate proprio a me che ho segnato questa o quell’altra città come “vorrei visitare”!

    Mi fermo qui, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.

    Grazie per i preziosi contributi, e a presto!

  18. Pingback: diggita.it
  19. Ottimo esempio di utilizzo delle piattaforme di social netwotk. Tempo fa proposi la stessa cosa ad un locale ma purtroppo non colse la preziosa opportunita che gli si era parata davanti, pensando fosse solo una perdita di tempo e di soldi (visto che avrebbe dovuto fare degli sconti). Ora questo locale ha chiuso 🙂

  20. Ciao Petro :), mi aggiungo ai complimenti per il post… davvero una bella case history.

    Le discussioni online sul web marketing di facebook ti confesso che stanno diventando nauseanti ed il tuo post rappresenta decisamente una mosca bianca.

    Molti credono di poter manipolare facebook secondo le proprie esigenze ma poi rimangono inesorabilmente delusi se non funziona (anche io lo credevo tempo fa).

    Facebook però è delle persone, non delle aziende.

    Comprendendo e facendo propria questa semplice verità si è finalmente liberi di poter studiare come fare web marketing facendo leva sulla “natura di facebook”. Il valore aggiunto di facebook è la “conversazione”… facebook è un “megafono”.

    Utilizzare facebook efficacemente come strumento di web marketing significa semplicemente (si fa per dire) mettere a disposizione della gente “qualcosa di cui vale la pena parlare”, “qualcosa che vale la pena condividere” e fare quindi leva sulla natura stessa di facebook.

    Almeno questo è il mio umile parere 🙂

    Ti abbraccio

  21. Alessandro, condivido ogni parola di quanto affermi, e ti ringrazio per averlo affermato anche qui.

    Facebook, molto più di altre realtà online, è uno strumento utilizzato in modo “pull”, da un’utenza che è lì per fare qualunque cosa tranne ascoltare la voce delle aziende.

    Non significa che le aziende non possano entrarci, ma finchè non danno agli utenti “qualcosa di cui parlare”… beh, saranno ignorate.

    A margine, approfitto del commento per segnalare una notizia recente: pare che proprio Facebook abbia trovato un modello di business concreto, finalmente.

    P.s. grazie a Simone ed Andrea per i vostri commenti 🙂

  22. Grande Maurizio, ti ringrazio 🙂
    Pensa che avevo appena finito di scrivere il paragrafetto sull’analisi della Domanda Online di un mio nuovo ebook. Avevo scritto che facebook può dimostrarsi molto utile a tal fine e… tac… mi passi questo interessante articolo.

    Ti ringrazzio e ti cito nell’ebook 😉

  23. Credo che facebook non cesserà di esistere…oltre a condividere likn spesso superficiali e senza valore nn dà voce a cose importanti….

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